La demoscene (termine derivato dalla lingua inglese formato dalla fusione delle parole demo e scene, "scena" nel senso di mondo, ambiente) è un fenomeno di arte e cultura informatica, spesso indicato come parte della controcultura. Consiste nella produzione di demo, intesi come software dimostrativi della propria abilità con grafica, audio e programmazione, spesso non interattivi e finalizzati solo a essere brevemente osservati dagli spettatori.
Ebbe il suo momento di massimo splendore a cavallo fra gli anni ottanta e gli anni novanta, con l'avvento dei personal computer a 16 bit e dei primi ibridi a 16/32 bit e, principalmente, con Amiga e Atari ST. Le prime demo sono apparse, in realtà, già all'epoca dei computer a 8 bit, dominata dai giganti Apple II, Commodore 64 e ZX Spectrum.
La subcultura nata dall'espandersi del fenomeno demoscene aveva come scopo quello di farsi conoscere da tutti gli utenti di una determinata piattaforma informatica. Si basava essenzialmente sulla vanità e sul desiderio di farsi notare da parte di programmatori, "smanettoni" o semplici appassionati, che volevano dimostrare a tutti i costi la loro abilità nel riuscire, in poche righe di codice macchina, a realizzare animazioni, performance sonore, minuscoli ma spettacolari giochi e video musicali. Tutto questo doveva essere realizzato sfruttando al massimo i computer restando nella loro configurazione di base, quindi senza aggiornare i componenti e senza applicare modding, poiché chi realizzava una demo doveva dimostrare le sue capacità partendo da un hardware minimale.
La cosa pazzesca è che alcuni di questi video pesano 4 kb. Quello che mi affascina è saper rompere i limiti della materia (in questo caso del codice) per arrivare a risultati che non sembrano contemplati dal paradigma. Lascio uno degli esempi più famosi:
Se anche tu ti seghi a due mani su ste cose lasciami un commento che ci seghiamo insieme
Se anche tu ti seghi a due mani su ste cose lasciami un commento che ci seghiamo insieme
no, decisamente non mi sego su queste cose a due mani, nemmeno a una, anche se apprezzo la capacità dei programmatori di utilizzare funzioni matematiche per la creazione di mondi virtuali sfruttando l'architettura software/hardware a disposizione (simile alla "logica procedurale" sfruttata anche oggi da certi videogiochi). tra l'altro, credo di avere una demoscene da 64kb da qualche parte sul pc, impressionante da vedere. conosco l'argomento essendo un vecchio utente Amiga Commodore, macchina acquistata nel lontano 1988 e ancora funzionante. tra il 1988 e il 1992, ne ho viste di cose sull'Amiga (avevo un amico che scriveva musica usando i tracker). ancora penso come un tempo, su macchine come l'Amiga, era possibile creare capolavori in grado di girare su floppy 3.5" da 700kb (penso a titoli come "Kick-Off 2", "Dynablaster", "Speedball", "Shadow of the Beast" o "Chambers of Shaolin") mentre oggi con 700Kb non riesci nemmeno a gestire un file .png a 24bit...
Esatto, è quello che intendo io... per uno della mia generazione è quasi paradossale pensare che dentro una cosa così limitata ci sia tanta creatività e bellezza, sembra quasi un frattale
sto tornando sull'argomento perchè sono tornato a giocare a Kick-Off2 su Amiga (sia in emulazione con WinUAE sia tramite la versione online per Windows). devo collegare PC e Amiga 500 per trasferire un file ADF (l'ultima versione di KO2 competition version) su un floppy disk amiga. ho trovato un tutorial: https://www.everythingamiga.com/2017/05/am...pact-flash.html