Virgin Mountain (2015) - Dagur Kári

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view post Posted on 16/1/2019, 11:37
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Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine

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Un delicato capolavoro, senza fronzoli né retorica, un film che fa bene al cuore...



Virgin Mountain (2015)
di Dagur Kári



Fúsi č un quarantenne timido, obeso, solitario, che vive ancora con la madre. Le sue giornate, metodicamente scandite tra una ricostruzione in scala della battaglia di El Almein e una telefonata alla radio locale, passano con la lenta rassegnazione con cui nelle ore di lavoro trasporta i bagagli all’aeroporto. L’intera vita di Fúsi sembra immobile, intrappolata in un interstizio che separa i momenti di vita vera, tra uno smistamento bagagli e l’altro. L’incontro con la dolce e problematica Sjöfn diventa fatale: č l’intero mondo che sembra ora schiudersi dinanzi a lui. Virgin Mountain, quarto lungometraggio firmato da Dagur Kári (Nói albínói, Voksne menneske – Dark Horse, The Good Heart), č un poetico e toccante racconto sulla solitudine, la diversitŕ, l’esclusione, le diverse sfumature di un disagio nell’abitare la propria pelle. In questo film del 2015 – presentato alla 65° Berlinale e poi passato per numerosivirgin mountain3 festival collezionando premi, fino all’approdo dell’anteprima italiana al Bergamo Film Meeting di quest’anno -, ritroviamo tutte le tematiche care al cineasta islandese: č di nuovo l’emarginazione l’idea cardine attorno cui si sviluppa il movimento narrativo; la figura paterna elemento problematico e inafferrabile, l’amore la promessa (o il miraggio) di salvezza; di nuovo il viaggio, l’allontanamento, come spiraglio per nuove opportunitŕ e speranze, e l’elemento utopistico rappresentato dai posti caldi, incarnato simbolicamente dalle ricorrenti palme esotiche. Č anche la desolante amarezza di uno scenario antropologico che etichetta e comprime, a riaffacciarsi in Virgin Mountain, e un ambiente che circonda, placca, soffoca. Non una scenografia naturale stavolta, come avveniva nell’opera d’esordio, ma le ambientazioni chiuse che intrappolano il corpo e le aspettative del protagonista. Sorta di ventre materno dilatato, che protegge (ma separa anche) dal mondo esterno, un mondo che si riverbera attraverso vetri smerigliati e musica amplificata, e che ben poco si lascia intravedere. E lo sguardo del regista danza delicatamente attorno al suo personaggio principale, si lascia assorbire e guidare dai suoi movimenti, entro le pieghe di una sensibilitŕ e una fragilitŕ disarmanti. Una fragilitŕ nei confronti del mondo che appare in tutta la sua ingenua sinceritŕ, e che il magnifico interprete Gunnar Jónsson (Rams – Storia di due fratelli e otto pecore) veste con sublime semplicitŕ e tenerezza. Č con questo avvicinamento di prospettiva, che Kári sembra raggiungere in questo film denso di agrodolci malinconie una maggiore complessitŕ stilistica: č ancora un occhio pittorico, quello che osserva dietro la telecamera, ma un occhio che predilige stavolta i dettagli, le inquadrature strette, una vicinanza emotiva che negli sguardi e nei silenzi trova la voce di Fúsi. E lo spessore narrativo riesce a toccare tante sfumature tematiche, sfiorandole con la leggerezza di un ritmo che sa essere lieve e disturbante al contempo. Senza affondare troppo, senza perdere di vista il retrogusto umoristico, la dolcezza, il sogno, la poesia. (FONTE: Cineforum)

virgin



Titolo originale: Fúsi
Regia: Dagur Kari
Interpreti: Gunnar Jónsson, Ilmur Kristjánsdóttir, Sigurjón Kjartansson
Origine: Islanda, Danimarca, 2015
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 94′

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view post Posted on 16/1/2019, 11:48
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visto, mi č piaciuto molto :superman:
 
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